Vi siete mai soffermati a riflettere su quanto consumo e, ahimè, spreco si cela dietro ad un singolo matrimonio?
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Avevo iniziato così il mio racconto, pronta ad analizzare insieme a voi, punto per punto, la buona riuscita del mio matrimonio, anche dal punto di vista della sostenibilità. Improvvisamente mi sono però bloccata. Con tanto di dati alla mano, per legittimare il mio articolo, volevo dimostrare a me stessa e a voi che non ho deluso le aspettative.
Quali aspettative?, vi starete chiedendo.
Quelle della rete, no? Quelle create dai social media e dalla nostra mente. Quelle dettate dalle immagini spesso surreali, ma anche da una dialettica dirompente che, come nel caso di chi tratta temi "green", ci spinge a presentarci come eroi e eroine dei tempi moderni. Noi che condividiamo il nostro percorso fatto di sostenibilità, di ambientalismo, di attivismo, di ricerca, di letture e di consigli, non vogliamo e non possiamo mostrare le nostre mancanze, i nostri errori.
Siamo quelli che "più trasporti pubblici, meno auto", "no alla carne, più legumi", "detergenti solidi, no plastica", "autoproduzione!", "Second hand", "minimalismo", "who made your clothes" e così via. D'altronde la posta in gioca è alta: il futuro del nostro pianeta, che va a pari passo con il nostro, dipende anche dalle nostre scelte quotidiane e io, con il mio spazio digitale, non posso essere di cattivo esempio, devo essere impeccabile.
Spesso si punta il dito contro le immagini patinate del mondo digitale e di come queste distorcano la realtà, causando insicurezze di ogni genere nei più o meno giovani avventori dei social media, senza distinzioni tra follower o creator.
E cosa dire allora della pressione involontariamente esercitata da chi percorre la via della sostenibilità?
Non sto blaterando a caso.
Sono riflessioni che ho maturato mentre scrivevo i retroscena legati al mio vestito da sposa. Più guardavo le foto e più mi chiedevo se quel taglio non mi ingrossasse, se non coprisse a sufficienza i difetti di braccia, ventre e schiena (ecco il confronto con fisici snelli e asciutti); più cercavo informazioni sulla produzione dell'abito e più cadevo nello sconforto, perchè era chiaro che non ne avrei trovate a sufficienza per definirlo "sostenibile".
E ora che faccio?, mi sono chiesta.
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Perchè vi sto raccontando tutto questo?
Come altri creator su Instagram, credo che la presenza dei social media nella nostra vita non debba essere presa sotto gamba. Per quanto ci si reputi persone indipendenti, forti, sicure di sè, è facile essere influenzati, postivamente e non, da una foto, da un profilo o dal successo di qualcun altro. Insomma, a me capita. A voi no?
Sono sensazioni, quelle che provo in certi momenti, che non mi aggradano proprio per nulla; sono però fermamente convinta che prendere coscienza delle medesime e parlarne a cuore aperto sia il mezzo migliore per incanalare queste emozioni nella giusta direzione e voltare pagina.
Se i social da un parte mostrano un mondo finto, dall'altra si stanno aprendo ad un nuovo approccio comunicativo, quello che parla di una quotdianità vera. Certo, ci sarà sempre una barriera fisica tra chi scrolla il feed e chi pubblica un contenuto, ma lo stesso smartphone può accorciare le distanze e farci sentire parte di qualcosa di reale, attraverso la condivisione di ciò che ci accomuna: l'essere umani.
Nella nostra imperfezione, se uniti, possiamo fare la differenza, sia per garantirci un futuro su questo pianeta, ma anche per convivere in armonia su di esso. E credo che entrambe queste visioni abbiano un sottodeminatore comune che impedisce loro di concretizzarsi: la diffusa mancanza di gentilezza. Partiamo magari con l'essere più gentili verso noi stessi, poi verso gli altri, verso ciò che circonda, verso la casa che ci ospita. Gentilezza, educazione e rispetto plasmano i nostri comportamenti e quelli di chi ci circonda. Gentilezza crea gentilezza.
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Quindi, rispondendo alla mia domanda poco più sopra, "Ora vi racconto ciò che sto provando e poi condividero' con voi il mio indimenticabile matrimonio imperfettamente sostenibile."
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